Il Vangelo di oggi ci riporta al cuore della Pasqua: Gesù risorto si manifesta ai discepoli, ancora increduli e impauriti, e lo fa con una semplicità disarmante. Entra a porte chiuse, si mette in mezzo a loro e pronuncia parole che sono balsamo per ogni cuore inquieto: “Pace a voi!” È la prima vera parola del Risorto alla comunità: la pace come dono, come segno del suo amore che ha vinto la morte.
I discepoli sono sconvolti, faticano a credere che sia davvero lui. La risurrezione non è un’idea, è un evento che rompe gli schemi, che scuote, che richiede un cambio di prospettiva. Gesù li invita a toccare, a guardare, perfino a dargli da mangiare. Vuole che capiscano che non è un’illusione, ma una presenza viva e concreta. Il Risorto porta ancora i segni della croce, perché la gloria passa sempre per il dolore trasfigurato dall’amore.
Poi Gesù fa un gesto decisivo: “Aprì loro la mente per comprendere le Scritture.” Solo con lui possiamo leggere la vita e la Parola con occhi nuovi. Le promesse di Dio non sono rimaste parole: si sono compiute in Cristo. E quel compimento è l’inizio di una nuova missione, che coinvolge anche noi oggi.
“Di questo voi siete testimoni.” È l’invito e la responsabilità: annunciare con la vita che Cristo è vivo, che la conversione è possibile, che il perdono è reale. Non servono discorsi complicati: basta lasciarsi trasformare dalla sua pace e portarla agli altri.