Il Vangelo di oggi ci porta in mezzo a una notte agitata sul lago di Tiberiade. I discepoli sono soli, in barca, immersi nel buio e nella fatica del vento contrario. È un’immagine potente della nostra vita: quante volte ci troviamo anche noi a remare controvento, a cercare di andare avanti nel buio, sentendoci soli, lontani da ogni punto di riferimento? Gesù sembra assente, e il mare diventa simbolo dell’insicurezza e della paura.
Ma proprio in quel momento difficile, Gesù arriva. Non in modo scontato o prevedibile, ma camminando sulle acque. Un gesto che sconvolge i discepoli, che li spaventa ancora di più: non lo riconoscono, e il timore li paralizza. È così anche per noi: a volte Dio si avvicina in modi che non capiamo subito, e la paura ci impedisce di vederlo per quello che è davvero.
Le parole di Gesù, però, sono la chiave di questo brano: “Sono io, non abbiate paura!” Sono le stesse parole che Dio rivolge a Mosè nel roveto ardente: “Io sono.” È la rivelazione della presenza divina nel cuore delle tempeste umane. Gesù non elimina il vento o il buio, ma con la sua presenza trasforma la paura in fiducia. Quando i discepoli lo accolgono, subito la barca arriva alla riva: con Lui, ogni cammino ritrova direzione e compimento.
Anche oggi, nelle nostre notti interiori, Gesù ci viene incontro. A volte non lo riconosciamo subito, ma Lui c’è, e continua a dirci: “Non avere paura.” Aprire il cuore alla sua presenza cambia il nostro modo di vivere la fatica: non più soli, ma accompagnati da colui che cammina sulle acque per raggiungerci.