Nel Vangelo di oggi, i sommi sacerdoti e i farisei si preoccupano della risurrezione di Gesù, chiedendo a Pilato di sigillare il sepolcro e mettere una guardia. La loro intenzione è prevenire quella che vedono come una menzogna, temendo che i discepoli rubino il corpo per diffondere la notizia della risurrezione. Eppure, proprio in questa azione di sigillatura, si nasconde l’incredibile realtà della speranza che non può essere fermata. La pietra che cercano di sigillare è quella che, tra pochi giorni, rotolerà via per annunciare al mondo che la morte non ha l’ultima parola.
Questi uomini, pur cercando di distruggere ogni traccia della verità di Gesù, in realtà sono testimoni involontari di ciò che accadrà: la speranza non può essere contenuta, né sigillata. La risurrezione di Gesù è l’atto di Dio che ribalta ogni tentativo umano di spegnere la luce della vita eterna. La speranza non può essere trattenuta, perché è radicata nella promessa di Dio che, dopo la morte, la vita trionfa.
La riflessione ci invita a non sigillare le nostre speranze nei momenti di difficoltà. Anche quando sembrano minacciate dalle circostanze, dobbiamo ricordare che la speranza cristiana è più forte di ogni paura o opposizione. La morte di Gesù ha segnato un passaggio, ma la sua risurrezione ci assicura che la speranza è viva, e nessuna pietra, né quella del sepolcro, potrà mai trattenerla.