Nel Vangelo di oggi entriamo nel cuore della Pasqua attraverso un gesto silenzioso ma potente: Gesù, il Maestro e Signore, si inginocchia davanti ai suoi discepoli per lavare loro i piedi. Un gesto che sorprende, che disorienta, perché capovolge ogni logica di potere e di grandezza. Giovanni non ci racconta l’istituzione dell’Eucaristia, ma ci mostra il volto concreto dell’amore che si fa servizio, umiltà, dono.
Gesù sa che la sua ora è giunta, l’ora della croce, del ritorno al Padre, l’ora in cui tutto trova compimento. E proprio in quell’ora decisiva, ci mostra cosa significa davvero amare “sino alla fine”. Non con parole solenni, ma con un catino, dell’acqua e un asciugamano. L’amore di Dio passa per gesti umili, quotidiani, e si china fino ai piedi della nostra fragilità.
Il dialogo con Pietro svela le resistenze del nostro cuore: facciamo fatica ad accettare che Dio si abbassi così tanto per noi. Vogliamo un Dio potente, glorioso, e invece ci troviamo davanti un Dio che lava i piedi e ci chiede di fare lo stesso. Ma è proprio lì, in quel servizio che ci purifica, che ci rende partecipi del suo amore.
Alla fine, Gesù ci lascia un comando semplice e rivoluzionario: “Vi ho dato un esempio, perché anche voi facciate come io ho fatto a voi”. È un invito che ci chiama ogni giorno a sporcarci le mani con la realtà degli altri, a piegarci sulle loro ferite, a servire invece di dominare. Solo così il Vangelo prende vita. Solo così il mondo può conoscere il vero volto di Dio.