Gio. Mag 22nd, 2025

Riflessione sul Vangelo del 16 aprile 2025: “Quanto volete darmi?”

Il Vangelo di oggi ci porta nel cuore di uno dei momenti più dolorosi e misteriosi della Passione: il tradimento di Giuda. Un gesto che nasce nel silenzio, nella freddezza di un accordo economico: “Quanto volete darmi perché io ve lo consegni?”. Trenta monete d’argento, il prezzo di uno schiavo, per consegnare il Figlio di Dio. È un atto che rivela quanto il cuore possa allontanarsi, fino a mercificare l’amore.

Gesù, però, non reagisce con rabbia né con vendetta. Sa tutto, vede tutto, eppure si siede a tavola anche con chi lo tradirà. L’amore di Dio non esclude, non isola, non anticipa il giudizio. Anche quando annuncia il tradimento, lo fa con una sofferenza che lascia spazio alla libertà: “Colui che ha messo con me la mano nel piatto, è quello che mi tradirà.” È una frase che richiama intimità, amicizia, fiducia. E proprio lì, nel gesto quotidiano di dividere il pane, esplode il dramma del tradimento.

I discepoli reagiscono con turbamento: “Sono forse io, Signore?” È la domanda che ci interpella ogni volta che ci accostiamo alla Pasqua. Nessuno è immune alla possibilità di tradire, anche inconsapevolmente. La vera fede non si nutre di certezze arroganti, ma di un cuore che si interroga, che si riconosce fragile e bisognoso di misericordia.

Giuda, infine, pone la stessa domanda degli altri, ma la rivolge chiamando Gesù “Rabbì”, maestro, e non “Signore”. Forse è qui la chiave più profonda del suo smarrimento: non ha più riconosciuto in Gesù il Signore della sua vita. Il dramma non sta solo nell’atto del tradimento, ma nella chiusura del cuore a un amore che non ha mai smesso di tendere la mano.

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